L’ipertrofia prostatica benigna (I.P.B.) è la più frequente patologia a carico della ghiandola prostatica nell’uomo dopo i 50 anni e questa frequenza aumenta con l’età fino a colpire il 95% degli uomini dopo gli 80.
Data l’elevata incidenza di questo disturbo la prevenzione occupa un ruolo fondamentale.
Per gli uomini è molto importante controllare periodicamente lo stato di salute della prostata: la diagnosi precoce dell’ipertrofia prostatica benigna consente di intervenire con il trattamento più idoneo, arrestandone l’evoluzione e migliorando la sintomatologia.
A cosa serve la prostata
La prostata è una ghiandola posizionata al di sotto della vescica, che accoglie al suo interno parte del decorso dell’uretra. È un organo addetto, insieme alle vescicole seminali, alla produzione del liquido seminale e gioca pertanto un ruolo importante nella riproduzione.
La prostata, per via della sua posizione, può causare una serie di problematiche di tipo funzionale anche quando viene colpita da patologie di natura benigna, come ad esempio l’ipertrofia prostatica che interessa frequentemente l’uomo con l’avanzare dell’età.
Cos’è l’ipertrofia prostatica benigna
L’iperplasia prostatica benigna (IPB), meglio nota come ipertrofia prostatica benigna, è una condizione patologica caratterizzata da un aumento di volume della prostata.
In tale condizione, la prostata può aumentare il proprio volume anche fino a 10 volte, quindi si può passare da una ghiandola grande come una castagna, ad una grande come un’arancia.
Una delle conseguenza principali della prostata ingrossata è il restringimento dell’uretra, il canale dove passano le urine, che comporta difficoltà nella minzione, il processo di espulsione dell’urina.
Le principali cause dell’ipertrofia prostatica benigna
Le cause dell’ipertrofia prostatica benigna non sono conosciute con esattezza, ma sembrano essere coinvolti diversi fattori come le variazioni ormonali che si riscontrano nel corso degli anni (andropausa) e fattori emodinamici, che causerebbero un aumento della pressione idrostatica locale e l’aumento della concentrazione di testosterone.
L’ipertrofia prostatica può evolversi in tumore?
L’ipertrofia prostatica e il tumore della prostata sono due quadri patologici completamente differenti.
Di fatto, la prima è una patologia benigna, la seconda è una patologia maligna.
Un quadro di ingrossamento benigno della prostata non è collegato allo sviluppo di neoplasie,
ma è fondamentale eseguire dei controlli periodici alla prostata con l’avanzare dell’età a scopo preventivo.
È necessario sottolineare che i sintomi dell’ ipertrofia prostatica benigna spesso sono comuni e simili a quelli causati del tumore della ghiandola, per cui è sempre necessaria una diagnosi differenziale, tramite esami clinici, ematologici, istologici, ecografici e radiologici, per escludere che si tratti di una neoplasia.
I principali sintomi dell’ipertrofia prostatica
Il principale problema clinico dei pazienti affetti da ipertrofia prostatica benigna è l’ostruzione urinaria, che deriva dall’aumento di dimensioni della prostata.
La vera vittima di una prostata che cresce infatti, è proprio la vescica, la quale, essendo costituita da tessuto muscolare, può aumentare il suo volume ed ispessirsi, per vincere la resistenza ostruttiva della prostata ingrossata che si oppone allo svuotamento, con il rischio di sfiancamento delle pareti vescicali e di sofferenza riflessa degli ureteri e dell’intero albero urinario fino a livello dei reni, gli organi emuntori per eccellenza.
I principali sintomi dell’ipertrofia prostatica sono:
- difficoltà nell’iniziare o interrompere la minzione
- disuria e stranguria (minzione dolorosa)
- maggiore frequenza delle minzioni (pollachiuria)
- nicturia (ripetuto bisogno di urinare durante il riposo notturno)
- urgenza minzionale
- getto urinario debole o interrotto, con sgocciolamento post-minzionale
- perdita involontaria di urina, ovvero incontinenza urinaria
- dolore dopo l’eiaculazione.
È fondamentale comunque sottolineare che non tutti gli uomini affetti da iperplasia prostatica benigna hanno problemi ad urinare, i sintomi e segni clinici si riscontrano generalmente nel 10% dei pazienti.
Infatti la sintomatologia non è direttamente correlata con la dimensione della ghiandola prostatica: esistono ghiandole di grandi dimensioni che non creano ostruzione, o di piccole dimensioni, che invece possono determinarla.
Questo dipende dall’area della prostata interessata dall’iperplasia: un accrescimento esterno non provocherà sintomi, mentre uno sviluppo centrale sarà molto probabilmente accompagnato da sintomatologia urinaria.
Conseguenze e rischi in caso di ipertrofia prostatica
Un aumento di resistenza al flusso urinario può determinare diverse conseguenze alla vescica e ai reni:
- ipertrofia della vescica, che è “sotto sforzo” per superare l’ostacolo rappresentato dalla prostata ingrossata
- distensione della vescica
- diverticoli vescicali
- ritenzione urinaria acuta e cronica
- infezioni ricorrenti delle vie urinarie
- idronefrosi con danneggiamento renale
- calcoli della vescica.
È fondamentale individuare e trattare precocemente l’ipertrofia prostatica benigna per evitare di incorrere in queste complicazioni.
Esami e diagnosi dell’ipertrofia prostatica
Sono diversi gli esami che possono indicare la presenza di ipertrofia prostatica.
La visita urologica
La visita urologica è il primo passo per valutare lo stato di salute della prostata.
Il paziente che si reca dallo specialista è spinto da vari motivi: può essere sintomatico; può essere stato invitato a farlo dal medico di famiglia, per screening preventivo.
La prima parte della visita consiste nell’anamnesi, durante la quale l’urologo pone una serie di domande al paziente sulla sintomatologia (quante volte si alza la notte per urinare, come si presenta il getto urinario, impellenza, perdite, ecc).
Successivamente si passa all’esame obiettivo che consiste nell’esplorazione rettale e attraverso la quale il medico può palpare la parete esterna della ghiandola prostatica.
Con la visita lo specialista potrà valutarne dimensioni, consistenza, superficie e limiti.
Il dosaggio del PSA
Un marcatore importante è il PSA, l’antigene prostatico specifico, una proteina prodotta dalla prostata: la sua concentrazione può mutare in presenza di diverse patologie prostatiche e può essere misurata mediante un comune prelievo di sangue.
Bisogna precisare che i valori di questo antigene variano non solo e non necessariamente in presenza di una determinata condizione patologica, ma anche in conseguenza a fattori fisiologici della ghiandola come la semplice eiaculazione.
Per questo motivo, al dosaggio del PSA totale, su indicazione dello specialista, si affiancano altre indagini più precise.
L’ecografia prostatica
L’ecografia ha un ruolo fondamentale nella diagnosi dell’ipertrofia prostatica e può essere eseguita:
- per via soprapubica, consente di valutare i rapporti tra prostata e vescica e le loro dimensioni;
- per via transrettale, con la sonda ecografica introdotta attraverso il retto, permette di vedere l’organo prostatico in modo più completo e analitico.
A questi si può anche aggiungere l’esame delle urine e l’urinocoltura per valutare la presenza di un’eventuale infezione delle vie urinarie.
Come si cura l’ipertrofia prostatica
Il primo approccio per curare l’ipertrofia prostatica è quello comportamentale e consiste nel seguire alcune indicazioni:
- condurre una dieta regolare con un’alimentazione controllata
- ridurre l’apporto di liquidi in concomitanza di condizioni scomode, come lunghi viaggi o prima di andare a letto
- evitare l’assunzione di alcol e prodotti contenti caffeina
- evitare il fumo
- evitare la vita sedentaria
- urinare a intervalli regolari.
In caso di ipertrofia prostatica è possibile ricorrere a diverse terapie farmacologiche, le quali non hanno obiettivo curativo ma servono a trattare la sintomatologia.
La terapia medica più utilizzata ed efficace per controllare i sintomi dell’ipertrofia prostatica è quella dei farmaci α-bloccanti, che riducono il tono della muscolatura liscia prostatica e del collo vescicale, con diminuzione della resistenza al passaggio delle urine.
Un’altra comune terapia farmacologica è finalizzata al controllo dei sintomi mediante una riduzione volumetrica della ghiandola utilizzando un agente che blocca la conversione del testosterone in DTH: gli inibitori della 5-α-reduttasi.
In caso di prostata ingrossata è possibile anche ricorrere a sostanze naturali come i fitoterapici, in particolare, l’estratto di “Serenoa Repens”, una piccola palma originaria degli Stati Uniti orientali, sembra avere buone proprietà antinfiammatorie sulla ghiandola.
La chirurgia per il trattamento delll’ipertrofia prostatica
Per le forme moderate o gravi di ipertrofia prostatica refrattarie alla terapia medica è possibile anche intervenire chirurgicamente.
Fattori di rischio e prevenzione dell’ipertrofia prostatica
L’incidenza dell’ipertrofia prostatica benigna aumenta con l’età, pertanto in un’ottica di prevenzione, è raccomandato sottoporsi a visite mediche regolari dopo i 50 anni, soprattutto in presenza di familiarità.
È possibile intervenire su diversi fattori per prevenire l’insorgenza della patologia, modificando il proprio stile di vita e le proprie abitudini alimentari:
- Seguire una dieta equilibrata e variegata, evitando proteine di origine animale, grassi, cibi elaborati e ricchi di salse e spezie, caffè, cioccolato, alcol: questi alimenti hanno un effetto infiammatorio e irritante sulle vie urinarie
- Prediligere un’alimentazione ricca in verdura e frutta
- Bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, in maniera dilazionata durante tutto l’arco della giornata per evitare una ritenzione acuta di urina
- Evitare una vita sedentaria
- Tenere sotto controllo il peso corporeo.
Ipertrofia prostatica, come si riconosce e si affronta da Medicalia a Roma
Da Medicalia a Roma è operativo l’Ambulatorio di Urologia, specializzato in diagnosi e nel trattamento dell’ipertrofia prostatica.
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Bibliografia
